lunedì 26 settembre 2016

In ogni tempo, attraverso il vento, strada facendo, dall'Himalaya all'Oceano, io vado e imparo...

Tratta male il tuo corpo e lui ti lascerà a piedi. Anzi, a terra...
E' di nuovo colpa mia. Non è successo niente di grave, però me lo sono meritata.
Il corpo va ascoltato, quando dice di rallentare o di integrare. Non siamo macchine, ma umani.
Il ferro troppo basso nel mio sangue è l'origine di una debolezza che ho sempre sottovalutato e che, amplificandosi gradualmente, mi ha trascinato in un abisso sempre più profondo.
L'ultimo mio allenamento l'ho fatto due giorni fa, sabato pomeriggio, dopo aver prelevato diverse fiale di sangue per le analisi. Mi sentivo carica, quindi presi la mtb e sfrecciai verso il p. Falzarego. Niente di difficile, ma la fatica era triplicata. Fatica a respirare, fatica a digerire per mangiando poco, cuore a mille, pensieri di rinuncia... Ma no. Sarebbe troppo squallido rinunciare proprio adesso, a 4 km dal valico. Scalando sempre di più le marce posteriori, respirando con affanno arrivo alla famigerata chiesetta. Mi fermo, respiro. Bevo un sorso d'acqua, mi siedo su una roccia. Cambio la maglietta bagnata, mi metto la giacca. Respiro. Non sento soddisfazione, l'adrenalina è minima.
M'infilo le cuffie, la discesa sarà di sicuro una gasata.
Arrivo a casa, parcheggio la bici, salgo le scale. Niente. L'unico desiderio è di buttarmi sul divano e dormire.
Come se tutto fosse normale, dovuto. Nessuna soddisfazione, nessun'endorfina in circolo.
Sarà mai possibile?
La risposta la trovai il giorno dopo, mentre svegliandomi alle 7.00 e alzandomi dal letto per sbirciare fuori dalla finestra nel decidere come avrei trascorso la mia giornata, barcollando ritornai al punto di partenza. C'è davvero qualcosa che non va...
Mia mamma mi misura la pressione: è proprio bassa. Non ci pensiamo due volte e andiamo ad Agordo, al Pronto Soccorso, una volta per tutte.
E' il mio turno, entro nella sala. Dico come mi sento, che sport pratico, che problemi ho avuto.
E un altro ago nel mio braccio destro. Fuori altro sangue, dentro una flebo.
Parlo con un dottore, capisce esattamente la mia situazione e non sembra felice: è già successo ad altri sportivi. Non siamo seguiti abbastanza, mangiamo poco e facciamo tanto.
Esageriamo sempre, ma il corpo non vive per sempre ''fast&light'': dopo un po' si ribella.
Quando rientro per ricevere l'esito degli esami mi guarda serio, dicendomi: "Il tuo miglior allenamento per questa settimana sarà il riposo".
Mi rassegno: ha ragione.
E così sono qui, piena di pensieri ma cosciente di quel che va fatto.
Mi prendo questa pausa, sapendo che allenarsi sarebbe davvero controproducente.
E' l'unica maniera per andare avanti bene, per arrivare sana alle porte dell'inverno.
Ho imparato ancora una volta che la moderazione, l'equilibrio sono la chiave del successo.
Che la salute è la cosa più importante, dalla quale deriva la felicità.
Rivoglio il mio sorriso (quello vero) e farò di tutto per poterlo re-indossare.

STAY STRONG!

A presto, Milly.

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